LA DOPPIA LUNA

Nella cosmologia planetaria, la Luna è il pianeta più vicino alla Terra, fuoriuscito da un errore cosmico, e proprio per questo (e oltretutto) sproporzionato come dimensioni e distanze in seno alla Terra stessa.

Ciò ha fatto in modo che le sue influenze risultassero urtanti, in una trasposizione in microcosmo, per l’appunto terracqueo, tale da prevedere uno scontro, ad esempio, un atteggiamento fanatico, guerresco, fra due popoli, due fazioni, due persone o individui.

E nella maggior parte dei casi quando troppo vicini fra loro (causa ne è quindi l’urtante sproporzione di cui sopra).

La doppia, o seconda Luna, più eterica o sottile, certamente postuma, è dunque arcontica, rappresenterebbe quella doppiezza che in antichità, sia dai popoli semiti che indoariani, per caratteristiche e fuoriuscenti atteggiamenti, corrispondeva anche in Saturno o in Baal.

L’essere umano, a prescindere da errori cosmici, possiede comunque una particolare energia (fondamentalmente di un altro regno o mondo) si direbbe eccelsa o qualitativa, dunque preda consequenziale degli errori cosmico-entitari da parte di più appropriati parassiti, medesimamente scaturiti.

Detti parassiti essendo non tanto delle intelligenze coscienziose, ma tali da svolgere unicamente una loro univoca funzione vampirizzante (a differenza dunque del buonsenso, se si vuole, di una più suprema entità creatrice, che non richiederebbe né sacrifici, né staticismi o idee forma a sé stanti, per quanto, e probabilmente, non poco centrante con gli accennati errori d’origine).

L’umanità, a un livello metafisico prima, e di realtà oggettiva poi, essendo fondamentalmente co/creatrice della sua stessa essenza divina, e d’altra parte essendo consapevole o meno degli urtanti, arcontici, eggregorici livellamenti parassitari scaturiti, nell’operare una più coscienziosa, dunque consapevole-conoscitiva, liberazione dai suoi stati “intermedi” (e a ciascun individuo nei tempi e nelle modalità che gli prevedono) risalendo così alla più alta fonte luminosa e assoluta del pleroma aureo, farà in modo di giungere, di scoprire o riscoprire, l’altra faccia non più urtante, fanatica, guerresca, stolta, falsa e persuasiva, della stessa Luna, di Saturno e di Baal.

Giungerà più o meno a immedesimarsi completamente con l’Entità Assoluta, scalzando le altre più informi (1) e nocive, in quella che potremmo definire come Nuova Età dell’Oro, e in ciò non sarebbe sufficiente solo una cerchia esigua, o il riferimento a una singola riuscita (ché ne sarebbe comunque d’esempio, vedasi la funzione cristica quando sgombra da corruzioni istituzionali di sorta) ma semmai un grado di realizzazione e consapevolezza più quantificante, ovvero quella razza futura che già da quasi due secoli, da parte di alcune schiere nero-aristocratiche, ci si preoccupava fuoriuscisse.

Non è detto che ciò non possa ugualmente avvenire, in tal guisa può darsi che anche per via demiurgico-arcontica - rappresentata effettivamente da quelle schiere poc’anzi accennate - possa esserci un tentativo di “accelerazione”, casuale o consapevole che sia.

È a tali schiere nero-aristocratiche che corrisponderebbe un motto del tipo “finché c’è guerra c’è speranza”, ma la speranza è di ben altra specie, risiede soprattutto nel poter riscoprire l’altra faccia della Luna, di Saturno e di Baal, il loro [di quelle schiere nero-aristocratiche] come detto è un eggregorico-arcontico “divide et impera”, un intendere l’oro su un differente piano umano-sacrificale, ovvero quello precipuamente materiale, ma non sia mai che a forza di profittare fino a usurpare la possibilità del concetto iniziale di libero arbitrio, i continui incidenti di percorso portino appunto a un’accelerazione per il ristabilirsi di una Nuova Età dell’Oro.

Nel tradursi in realtà oggettiva, a quel passaggio che dal transumanesimo condurrà quasi inevitabilmente al postumanesimo (l’anti-umano) un antidoto ancora possibile, una ricetta, una soluzione, più che in ricorsi alla guerra, potrebbe essere quella della modificazione “liberatoria” del virtuale-artificiale già in atto.

Un uscire dall’ennesima prigione cosmica o “caverna”, come in una procedura da morte e rinascita.

Per ora bisognerà prendere coscienza di come questi campi arcontico-eggregorici abbiano impresso il proprio sigillo - e in termini soprattutto politico-religiosi - tramite popolazioni che tengono banco soprattutto dall’occidente: chi porta in sé, nella propria bandiera, un qualche riferimento alla Luna, ciò non può che esserne una ereditaria forma ancor più crudele, sfrontata, vile o estrema, di quel che già in tal senso andava, in un caso lentamente a perdersi, nell’altro meglio a nascondersi, in etnie, fazioni, che precedevano a una sua successiva rappresentazione politico-religiosa (istituzionale): le storture potrebbero rintracciarsi anche in quell’ambito considerato come Tradizionale, che spesso per dettami o diciture d’apparato, sacrifica un magico e spontaneistico aspetto, laddove ad esempio, considera la Luna unicamente come elemento femminile-tenebroso; non dimenticando che un eccesso o un cattivo utilizzo del libero arbitrio, consentito anche da un più generale e indotto sonno della ragione, da passività o indifferenza, prevede in sé, come contrappeso, e quasi naturalmente, un insito senso di giustizia che non voglia dire necessariamente vendetta o spregiudicata reazione (2).

(1) Chōra platonica.
(2) Soprattutto attraverso il tentativo di “inquinamento atmosferico” sotto forma di input ipnotico/rituali, relativi dunque a forme oscure, o estremamente sataniche, di occultismo magico, laddove vi fossero misfatti mediatici o omicidi propiziati e indiretti, ovvero “il male per il male”.